Intervista sull’emergenza acqua al Presidente Federbim Gianfranco Pederzolli

 

 

“Sia nella provincia di Trento che in tutto il Trentino Alto Adige, si conta una dispersione media di acqua del 30%”.

Questo significa che, a fronte di cento litri di acqua piovana, durante il percorso dalla foce alle case delle famiglie, ne arrivano settanta. Se si pensa che il Trentino è una fra le regioni colpite dalla siccità, il problema della conservazione idrica è forte e richiede interventi urgenti.

Acqua, emergenza idrica Italia. Due gli interventi fondamentali: bacini idrici artificiali e rinnovare il sistema di conduzione idrica“Serve un tavolo dove tutti i soggetti interessati all’acqua possano trovarsi fra di loro e stilare un programma che guardi in prospettiva, per programmare due interventi fondamentali: la creazione di bacini idrici artificiali e il rinnovo del sistema di conduzione idrica”.

A dirlo direttamente in una intervista a TrentoToday è Gianfranco Pederzolli, presidente nazionale di FederBim, la Federazione nazionale dei consorzi nei quali si raccolgono i Comuni con i bacini imbriferi montani (Bim).

“C’è una legge del 1953 – spiega Pederzolli -. Stabilisce che dove ci sono i bacini idrici i Comuni possono decidere di mettersi in un consorzio”. Questi consorzi Bim gestiscono in modo collettivo i fondi recepiti dalle aziende che producono energia idroelettrica sui territori.

In Italia ci sono 113 BIM di cui 68 costituiti in Consorzio per un totale di oltre 1800 Comuni. La provincia di Bolzano vanta al suo interno tre consorzi Bim, mentre quella di Trento anche grazie ai suoi quattro fiumi principali: Sarca, Adige, Brenta, Chiese arriva a sei.

Un valore aggiunto per il territorio. “Le dico solo che nei bacini trentini, in accordo con l’assessorato all’Energia di Trento, di fronte alla crisi energetica dei mesi scorsi, i consorzi Bim hanno deciso di finanziare tutte famiglie che volevano istallare pannelli fotovoltaici sulle loro case, mettendo a disposizione un premio sostanzioso perché stiamo parlando di quasi sette milioni per affrontare al meglio i prezzi dell’energia, che erano andati alle stelle”.

Insomma i consorzi Bim hanno a disposizione un tesoretto derivante dal canone annuo, che le società produttrici di energia idroelettrica pagano per usare i fiumi (demanio pubblico). Meno acqua non vuol dire meno soldi perchè il canone Bim non è legato alla quantità di energia prodotta bensì alla portata media degli ultimi 40 anni.

Tuttavia ora si va verso l’estate e il problema della disponibilità di acqua resta per tutti. “Sì, c’è un problema di siccità che è diventato strutturale ed è evidente che dobbiamo porci questo problema – spiega il presidente di FederBim – Di fronte a questo serve un tavolo di confronto dove tutti soggetti interessati all’acqua possano ritrovarsi per stilare un programma di azione, non di anno in anno ma di prospettiva, con Regioni, Consorzi Bim, società. Tutti insieme per vedere se riusciamo a convogliare le ricchezze che abbiamo per fare una programmazione nuova”.

In pratica nuove opere in Trentino per conservare l’acqua.

“I consorzi Bim possono dire: invece di fotovoltaico, sommiamo le nostre ricchezze e facciamo un piano di rigenerazione degli acquedotti, per aiutare i Comuni ad andare nella direzione di un maggiore controllo delle perdite d’acqua”.

Un modo è rappresentato dai bacini idrici, in pratica veri laghi artificiali per la raccolta dell’acqua piovana. “Si tratta di creare bacini a una certa quota, in modo in modo che, nel periodo di piovosità, si possa raccogliere l’acqua. Questa va nel fiume e poi a mare, ok, fa parte del ciclo naturale una parte ce la possiamo tenere.

È quello che già fanno gli impianti sciistici per ricreare la neve artificiale” continua il numero uno di FederBim, che poi va oltre i laghi artificiali: “Noi pensiamo che una delle cose fondamentali sia l’acquedotto potabile per annullare le perdite d’acqua cambiando le tubature. Sosteniamo le iniziative che vanno verso nuove condutture”.

Certo si parla di opere onerose perché solo nelle Giudicarie servirebbero 60 milioni di euro. “Infatti i soldi dei consorzi Bim non bastano ma se ci si mettono le Province, i Comuni e, perché no, anche i privati, si può fare. Se ci sediamo tutti a un tavolo e facciamo un ragionamento sul lungo periodo si può fare e magari quel 30% di dispersione in Trentino può diventare il 15” conclude Pederzoli.